L'eleganza di una dimora storica

in un parco di alberi secolari

Percorsi consigliati

"VIE CAVE" DEL TUFO NELLA TUSCIA

Vie Cave di Pitigliano: Un itinerario tra gli antichi percorsi Etruschi e i borghi più suggestivi dell’alto Lazio. Le vie cave etrusche disegnano un itinerario affascinante sugli antichi sentieri che collegano la Maremma Toscana all’Alto Lazio, attraversando anche il territorio della Tuscia.

Qui è possibile ammirare paesaggi suggestivi e sentieri dove il tempo sembra essersi fermato, lasciando intatti il contesto naturale e i percorsi scavati nel tufo testimoni di una storia lunga più di 2000 anni. Tra i luoghi più affascinanti dell’area delle vie cave etrusche si annoverano la Necropoli Rupestre di Norchia tra Tuscania e Vetralla, il Bosco del Sasseto, o Bosco delle Fiabe, vicino Acquapendente ed il Parco di Vulci, oasi storica e naturale che si estende sopra Montalto di Castro, al confine tra Lazio e Toscana.

 

Di qui, le vie cave etrusche si inoltrano nella Maremma raggiungendo le splendide città del tufo: Sorano, Sovana e Pitigliano. Meritevoli di una visita sono anche le vie cave sulla rupe retrostante l’anfiteatro romano di Sutri all’interno del parco archeologico, a pochi km da Relais Villa La Trinità. E’ possibile addentrarvisi seguendo i sentieri che circondano il teatro, ricchi di incisioni e di spettacolari scorci naturali.

Altro motivo di attrazione dell’area sono gli splendidi borghi della Tuscia (tra cui Torre Alfina, Montefiascone, Civita di Bagnoregio, Ronciglione, Celleno, Calcata, Caprarola) dove, lontano dal caos delle città, il tempo scorre lento e non mancano mai eventi e manifestazioni culturali, sagre enogastronomiche, feste e rievocazioni medievali.

Di qui, le vie cave etrusche si inoltrano nella Maremma raggiungendo le splendide città del tufo: Sorano, Sovana e Pitigliano. Meritevoli di una visita sono anche le vie cave sulla rupe retrostante l’anfiteatro romano di Sutri all’interno del parco archeologico, a pochi km da Relais Villa La Trinità. E’ possibile addentrarvisi seguendo i sentieri che circondano il teatro, ricchi di incisioni e di spettacolari scorci naturali.

Altro motivo di attrazione dell’area sono gli splendidi borghi della Tuscia (tra cui Torre Alfina, Montefiascone, Civita di Bagnoregio, Ronciglione, Celleno, Calcata, Caprarola) dove, lontano dal caos delle città, il tempo scorre lento e non mancano mai eventi e manifestazioni culturali, sagre enogastronomiche, feste e rievocazioni medievali.

ANTICHE ROVINE DI MONTERANO

Antica Monterano: Nella Riserva Naturale di Monterano, tra sorgenti, soffioni sulfurei, pascoli bradi e cascate, si nasconde la città “fantasma” di Monterano. Monterano, sorta in epoca etrusca su una piccola altura di tufo, conserva ancora oggi le tracce del suo passato. Dagli etruschi agli antichi romani che qui hanno costruito molte opere ed ampliato la rete viaria, la città cadrà in seguito sotto la dominazione longobarda e sarà drasticamente decimata.

Durante il medioevo, invece, Monterano rinasce sotto la spinta del Vescovo e degli abitanti della vicina Forum Clodii che (VI secolo d.C.) stanchi delle continue scorribande germaniche, lasciano la propria terra e si trasferiscono proprio a Monterano costruendo nuove strade ma soprattutto delle solide mura difensive.

La città **pertanto nuovamente ripopolata, diventa sede episcopale ed uno dei più importanti centri dell’area Sabatina. Nel 1300 d.C. è dapprima feudo degli Anguillara ed in seguito ducato di alcune famiglie papali tra cui gli Orsini e gli Altieri.

E’ proprio durante il ducato della famiglia Altieri (prima metà del 1600) che Monterano raggiunge il suo massimo splendore. Questo fiorente sviluppo lo si deve in particolare ad Emilio Bonaventura Altieri, che eletto papa all’età di 80 anni, con il nome di Papa Clemente X commissiona a Gian Lorenzo Bernini la costruzione di diverse opere per Monterano.

L’artista progetta così la Chiesa e il Convento di San Bonaventura e la facciata del palazzo ducale con la splendida fontana del Leone, divenuta simbolo della città.

Alla morte del Pontefice, Monterano passa dallo Stato Pontificio alla Repubblica Romana e da quest’ultima allo Stato Borbonico, iniziando un lento ed inesorabile periodo di decadenza che culminerà nel 1770 con un’epidemia di malaria ed infine con l’assalto dalle truppe francesi che porteranno l’intera popolazione alla fuga.

La città **pertanto nuovamente ripopolata, diventa sede episcopale ed uno dei più importanti centri dell’area Sabatina. Nel 1300 d.C. è dapprima feudo degli Anguillara ed in seguito ducato di alcune famiglie papali tra cui gli Orsini e gli Altieri.

E’ proprio durante il ducato della famiglia Altieri (prima metà del 1600) che Monterano raggiunge il suo massimo splendore. Questo fiorente sviluppo lo si deve in particolare ad Emilio Bonaventura Altieri, che eletto papa all’età di 80 anni, con il nome di Papa Clemente X commissiona a Gian Lorenzo Bernini la costruzione di diverse opere per Monterano.

L’artista progetta così la Chiesa e il Convento di San Bonaventura e la facciata del palazzo ducale con la splendida fontana del Leone, divenuta simbolo della città.

Alla morte del Pontefice, Monterano passa dallo Stato Pontificio alla Repubblica Romana e da quest’ultima allo Stato Borbonico, iniziando un lento ed inesorabile periodo di decadenza che culminerà nel 1770 con un’epidemia di malaria ed infine con l’assalto dalle truppe francesi che porteranno l’intera popolazione alla fuga.